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28 febbraio 2013

L'Italia della vergogna


Non la nostra penisola 
in senso figurato.
Non le bellezze naturali
 e artistiche. 
Non la storia del passato ... 
ma la storia di oggi. 

La storia degli italiani.
Gli italiani che stanno dando
 un’immagine
di cui non si può andare fieri.

Gli italiani dalle mille sfaccettature.

Non gli onesti, gli operosi,
gli innocenti, i generosi... 
 ma gli egoisti, i farabutti,
i delinquenti, i prepotenti, 
i truffatori, i corrotti...

E sembra che quest'utimi prevalgano.

Gli italiani stretti in una morsa
che stringe ogni giorno di più. 
Fino a soffocare.

 Dove è possibile guardare
per intravedere 
uno spiraglio di luce,
di speranza?

Non nelle famiglie,
ormai svuotate
del vero significato. 
Esiste ancora la famiglia 
se ogni giorno
è minata da scossoni 
che la sfaldano fino a mandarla
in mille pezzi?

Non nei figli
che spaventati e inerti 
si chiedono quale sarà
il loro futuro.
Quali strategie mettere in atto
per salvare il loro paese, 
ma ancora di più
per salvare se stessi?

Quali stategie, appunto?

Non in chi ci governa, 
dove personaggi immorali,
venduti, seppur saccenti,
imperturbabili e sfrontati 
sono lì attaccati alla poltrona
a fare i propri interessi.

Non nelle istituzioni
perchè la disonestà, l’illegalità
fa da padrone anche lì. 
Il popolo "tutto", 
a maggior ragione
il più debole, il più fragile, 
non dovrebbe essere tutelato, 
protetto? 

Non nella giustizia perchè,
 a quanto pare, 
tutta l’organizzazione giudiziaria
 procede a rilento 
o magari è ferma 
o, cosa peggiore, 
se c'è il verdetto finale 
spesso è manipolato.

Non nel portafoglio 
o nel conto in banca 
(in quelli
della povera gente 
s’intende):
gli zeri non esistono più, 
se non quello che precede 
la parola euro:  “zero euro”.

Non nella Chiesa, 
in quanto anch’essa 
ha molti scheletri nell’armadio.

Per non parlare
delle organizzazioni criminali 
che muovono i fili 
a loro piacimento. Ovunque.

Non resta, quindi, 
che il buon Dio. 
Si, guardando lassù, forse, 
uno spiraglo di luce si intravede.

Ma, probabilmente, 
anche Lui ne ha abbastanza.



17 febbraio 2013

L’universo sommerso che muove il mondo


Come un iceberg...


La punta
Solo ciò che vediamo.
Solo ciò che sentiamo. 
Solo ciò che siamo in grado 
di provare, di comprendere. 
Solo ciò che vogliono 
farci intendere e capire.

La parte sommersa
Organizzazioni, istituzioni, 
società multinazionali,
politici, governatori, 
finanziari, banchieri...
i “potenti”, insomma. 


L’universo sommerso
che muove il mondo
Creano, indirizzano, 
distruggono, complottano 
secondo i loro piani.
Nascondono fatti, avvenimenti, 
pianificazioni, intenti, strategie, 
realtà

Oscurano le nostre idee, 
le nostre capacità, 
i nostri progetti, la nostra crescita. 
Muovono le nostre azioni, 
il nostro futuro.
Tutto a loro piacimento,
secondo il loro obiettivo.

Il lato occulto 
della storia contemporanea, 
del passato
 e, chissà, del futuro.

Politica, scienza,
 medicina, economia,
chiesa, spiritualità...
regole e dogmi, 
fenomeni della natura
o atmosferici,
esseri alieni... 


Cosa è vero, naturale?
Cosa è frutto di un inganno? 
Cosa è manipolato,
controllato,
condizionato? 
 Veridicità distorte. 
Anche se troppi
ancora non sanno, 
 molti hanno intuito... 
qualcuno sa...





16 febbraio 2013

C'era una volta...


Sono state le fiabe e le favole, raccontate perlopiù da mamme, nonne ed insegnanti ad accompagnare i bambini nella crescita.
Attraverso personaggi realistici o fantastici, avevano uno scopo didattico e moralistico, attraverso un linguaggio piuttosto semplice, ma intessute di personaggi, paesaggi, trame e vicende capaci di incantare anche i più grandi.


Ognuno ha sicuramente un racconto o un personaggio preferito: perché invincibile, perché un eroe, perché fanciulla bellissima, perché geniale o avventuroso, sorprendente o a lieto fine.
Piacevano davvero tanto quelle ultime parole brevi e con immenso significato, a chiusura di quelle paginette.
Quel " … e vissero felici e contenti " che ha fatto sognare tante bambine, o quel " ... e la saga continua " nei racconti dei nostri giorni. Spazio per continuare, ognuno come vuole, la storia.


Ma hanno uno scopo le fiabe e le favole.
Aiutano a fantasticare, tuttavia allo stesso tempo, insegnano qualcosa.
Forse è meglio dire che debbono insegnare molto e fare fantasticare meno.


Debbono insegnare che non sempre il bene vince sul male.
Che la felicità non dura a lungo.
Che la beltà della “ bellissima ” fanciulla non è eterna, e tanto meno non è sinonimo di fortuna o felicità.
Che è bene non fidarsi, neppure di se stessi, vista la fragilità di ognuno.
Che il principe azzurro, poi così azzurro non è.
Che l’orco cattivo non vive nel bosco, ma spesso è sotto il nostro stesso tetto.



14 febbraio 2013

Vorremmo tutte essere Cenerentola


Vorremmo tutte essere 
delle Cenerentole.
Bellissime, 
ma belle anche dentro:  
dolcissime e umili 
anche se maltrattate,  
incapaci di ribellarci 
a persone cattive, 
despote, invidiose ...
e ad un destino che sembra 
ormai segnato.
E invece no, non è così.
La “sorte” 
di una povera servetta, 
non è cosi ingiusta e crudele, 
è benevola
 e pronta a regalare 
un finale a sorpresa.
Si cambia pagina. 
Arriva il riscatto.
C’è anche lei al ballo 
sognato e atteso 
da mille fanciulle.
Ed è lei la più bella
 fra tante. 
E viene scelta non da 
un giovane qualunque, 
ma da lui “il principe”, 
bellissimo e innamorato,
disposto a tutto 
pur di non rinunciare 
al suo “amore”.
E il finale ci piace 
ancora di più. Quel 
“… e vissero felici e contenti”,
ci riempie il cuore di gioia 
e non lascia spazio 
alla fantasia, 
è una certezza!
È una favola, è vero.
Ma abbiamo bisogno 
di favole così. 
Serve, magari per un attimo, 
ad allontanarci 
dalla quotidianità 
che sembra essere 
ben diversa.
Ma per molte, 
la favola di Cenerentola 
si è materializzata… 
ed ha avvolto 
da un alone di fiaba, 
molte donzelle 
dei nostri tempi.
Siamo contente per loro.
 


11 febbraio 2013

Se esiste un uomo non violento...


Se esiste un uomo 
non violento,
perché non può esistere 
una famiglia 
non violenta?
E perché 
non un villaggio?
... una città, 
un paese, 
un mondo 
non violento?

Gandhi