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28 settembre 2010

Taglia 38 o 40, o meglio 42 ?


Taglia 38 o 40, o meglio 42 ?
E’ l’argomento del momento. Tutti: riviste, TV, settore moda e agenzie di modelle, ma anche medici, dietologi e psicologi sono interessati a questo argomento.

Vorrei dare anche il mio parere.

È bene premettere che un soggetto in buona salute non si misura in taglie. 
Una buona salute è rappresentata dal benessere fisico e psichico. 

Ogni soggetto ha una costituzione corporea che lo contraddistingue, con caratteristiche proprie che va ben oltre un atteggiamento semplicistico di volere catalogare, in questo caso tutte le donne, in una “condizione” dettata dalla moda o da canoni di bellezza femminile, di questi tempi.

Non è forse evidente nel corso dei concorsi di bellezza, dove le ragazze, giovanissime e bellissime, sembrano tutte uguali? 
Altissime, magrissime, capelli lunghi e lisci… ma senza personalità.

E basta guardare le sfilate di moda per rendersi conto che molte ragazze sono magre, ma di una magrezza
più naturale in confronto ad altre visibilmente anoressiche, che hanno forzato irrimediabilmente il proprio fisico per raggiungere un peso che a loro non appartiene.

Dicono, che in passerella, l’abito deve dare l’idea di essere… su una gruccia. 

E va bene che facciano pure.

Ma prima di intraprendere la professione di modella è necessario e doveroso fare i conti con il proprio corpo.

Vi sono ragazze che vestono una taglia 38, per la propria costituzione, sicuramente aiutate anche da qualche attenzione alimentare, ma non in conseguenza di digiuni forzati, come potrebbe accadere in ragazze dalla costituzione più robusta che intendono raggiungere una taglia 38-40.

E poi nella quotidianità dove sono queste donne a mo’ di gruccia? 

Non è forse vero che la maggior parte delle donne ha varia “ciccetta” al giro vita, fianchi, braccia e…
L’alta moda, pret-a-porter o quella di tendenza, più veloce ed economica del negozietto dietro l’angolo, detta legge. 
E noi, nostro malgrado, dobbiamo starci dentro, che ci piaccia o no.

Il problema non è tanto cosa indossare, in quanto, per fortuna, alcuni stilisti, pensano anche a chi veste una taglia 46 o più. 

È il messaggio che arriva all’adolescente che è sbagliato. 
È il valore distorto del peso o della taglia di una donna, che è sbagliato.

Una donna per essere, sentirsi ed apparire bella, deve prendersi cura del proprio corpo, ma con un atteggiamento sano, naturale, di amore verso se stessa

Si deve valorizzare ciò che si ha di bello, magari non il bello voluto dai dettami in voga ma l’essere DIVERSA, non stereotipata, per essere una donna sicuramente UNICA e cosa più importante indubbiamente più FELICE.


10 settembre 2010

Gioacchino Murat




Re di Napoli (1808) 
e generale francese.  
Di bella presenza,
 alto, occhi azzurri 
e lunghi capelli neri.


Elegante nella sua uniforme. Ricco, potente, dal temperamento audace, forte ed ambizioso, marito di Carolina, sorella minore di Napoleone Bonaparte.
Fu fucilato a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815.
Non importa se valoroso condottiero, o no, se arguto stratega militare, se coraggioso, ambiguo, oppure no. 
Se libertino, o marito fedele e padre affettuoso.
Resta un Murat “tenero e struggente” in questa ultima lettera alla famiglia.


Mia cara Carolina,
l ’ora fatale è arrivata, vado a morire dell’ultimo dei supplizi: fra un’ora non avrai più marito, e i nostri figli non avranno più padre; ricordatevi di me e non dimenticate mai la mia memoria. Muoio innocente e la vita mi è tolta da una sentenza ingiusta.
Addio mio Achille, addio mia Letizia, addio mio Luciano, addio mia Luisa.
Mostratevi degni di me; vi lascio in una terra ed in un regno pieni di miei nemici; mostratevi superiori alle avversità e ricordatevi di non credervi più di quel che siete, sognando ciò che siete stati.
Addio, vi benedico, non maledite mai la mia memoria; ricordatevi che il più grande dolore che provo nel mio supplizio è quello di morire lontano dai miei ragazzi, lontano da mia moglie, e di non avere alcun amico per chiudermi gli occhi.
Addio, mia Carolina, addio miei ragazzi; ricevete la mia paterna benedizione, le mie tenere lacrime e i miei ultimi baci.
Addio, addio, non dimenticate affatto il vostro infelice genitore.

Pizzo, questo 13 ottobre 1815

Gioacchino Murat