www.rivieraoggi.it/tag/salute-benessere/

6 giugno 2012

Terremoto... oggi come ieri



La storia non sempre insegna. Tutto ciò che riguarda il genere umano (eventi, calamità, esperienze...) dovrebbe rappresentare un patrimonio, da cui attingere per migliorare la condotta delle generazioni future.
Ma spesso non è così. 

Ogni generazione vuole procedere guardando avanti, lasciando il passato alle spalle, senza trarne alcun insegnamento, quasi che il presente faccia parte di un'altra dimensione. 
Quasi che l'era che si sta vivendo sia immune da fatti avversi. 
Circostanze causate dall'uomo, dalla natura, dal fato, poco importa. Sembra che a noi, oggi, non possa accadere nulla, o quanto meno nulla che non possa essere controllato. Atteggiamento di presunzione alquanto consueto oggi.
Ma non può essere così. 
Non è così. 
Perchè l'uomo non è cambiato. Perchè la natura non è cambiata. E potremmo dire che, sotto certi aspetti, sono anche peggiorati.

Prendiamo ad esempio le vicende attuali del terremoto, nel nostro paese.
Ascoltando i notiziari in TV, leggendo i quotidiani, ascoltando gli studiosi del settore, i sismologi, i geologi, i politici, chi governa la nostra Italia, beh, francamente, sembrano davvero usciti da un sonno profondo, dove al risveglio ( guarda un po' ! ) si sono accorti che la nostra penisola è tutta, più o meno, considerata un territorio fortemente a rischio sismico.
Eppure è dall'antichità che si susseguono terremoti e sono davvero poche le zone risparmiate.
Regioni quali l'Abruzzo, la Sicilia, la Calabria, il Molise, la Basilicata,
l'Umbria, le Marche, l'Abruzzo, il Lazio, la Liguria, il Friulì, il Piemonte, l'Emilia Romagna, il Veneto .... ricordano un qualche terremoto, più o meno disastroso, più o meno violento, con poche vittime così come migliaia di vittime.


Nel 400, nell’800, nel 1100, nel 1300, nel 1400, nel 1700 e così via, si sono succeduti terremoti devastanti.
Ogni secolo, la nostra Italia ha ricordato eventi catastrofici, così come il terremoto del 2 febbraio 1703 che colpì L’Aquila e causò 6.000 morti, così come quello del  5 febbraio 1783 a Reggio Calabria  e Messina con circa 50.000 morti, e quello del 28 dicembre 1908 a Messina e Reggio Calabria con 100.000 vittime, e ancora il 13 gennaio 1915, in zona Marsica –Avezzano- Abruzzo con più di 30.000 vittime. 
Senza contare gli altri terremoti di pari o minore entità in altre zone della nostra penisola.

Cosa ci si chiede, dunque ?
È stato fatto abbastanza per tutelare la popolazione? Si è tenuto conto che tutti noi Italiani viviamo su un terreno ballerino? Le autorità si sono dimostrate competenti e attente verso queste problematiche? O, come sempre, hanno prevalso gli interessi di pochi, le speculazioni, l’immoralità di ognuno, il menfreghismo di chi ha in mano il nostro paese,  le istituzioni che hanno sottovalutato gli allarmi e le comunicazioni dei sismologi?

Non è colpa della natura. 
La natura si è presentata da tempo. Non ci fa sorprese. Dovremmo conoscerla.
E dovremmo conviverci sapendo che potrebbe accadere di tutto. Mai sottovalutarla. Mai sfidarla. 
Vedi il disboscamento, le deviazioni dei corsi dei fiumi, le costruzioni in zone a rischio o non a norma ... 
Quante volte l’uomo paga per le proprie condotte errate?
“Chi è causa del suo mal pianga se stesso” dice un vecchio proverbio.
Che forse non servirà per prendere consapevolezza dei nostri limiti ?!

Giovanni Gregori, geofisico del CNR, in un’intervista riguardo il terremoto dell’Emilia Romagna, ha detto: 
“ La penisola italiana si sta riorganizzando dal punto di vista geologico, succede con tempi secolari. In questa zona terremoti di questa intensità si sono registrati mezzo millennio fa. L’Italia è come una sbarra rettangolare compressa dall’Africa, nel giro di qualche decina di milioni di anni verrà schiacciata alla penisola balcanica. Ha dei punti di attrito che periodicamente si rilasciano. Le zone con maggiore sismicità sono quattro: Irpinia, l’Aquilano, l’Umbria e il Friuli. C’è da augurarsi ci siano tante scosse, più è il numero, meno l’intensità e la quantità che si accumula ”.

Ed il professore Enzo Boschi, geofisico, ordinario di Sismologia all’Università di Bologna, aggiunge: “ Il fenomeno può continuare senz’altro, perchè l’attività di una zona sismica non si arresta mai. Le scosse possono diventare piccolissime, ma l’attività sismica rimane. L’Italia è una zona sismica, e in più c’è una gestione del territorio non adeguata. Non c’è  prevenzione e manutenzione, gli edifici spesso non sono a norma. Specialmente nel dopoguerra si sono costruite numerose abitazioni senza che ci fosse una normativa antisismica specifica. Le prime norme risalgono agli anni ‘70 e una versione definitiva si è avuta nel 2009. Non c’è una vera cultura per affrontare questi problemi, nè una politica per ridurre i rischi legati all’attività sismica attraverso la sostituzione, ristrutturazione e manutenzione degli edifici. Sono cose che abbiamo detto tante volte, ormai acquisite. Ma in ogni caso, dobbiamo aspettarci che le scosse continueranno anche i prossimi giorni ”.


Come volevasi dimostrare. Incrociamo le dita!