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10 marzo 2012

Ma che brutte queste donne.



Pablo Picasso 
- Ragazza davanti allo specchio - 
1932

Fino a non molto tempo fa pensavo che la chirurgia estetica servisse a correggere qualche difetto, rendendo esteticamente la persona più bella.
Ciò è anche discutibile, perchè ognuno ha una visione molto personale della bellezza.
Non certo quella femminile nella sua massima esaltazione, quando perfezione e charme si fondono in una donna e dove il concetto della bellezza non può che trovare tutti d'accordo.

Ma parlo della donna con qualche difetto, che guarda caso, è proprio quel difetto che ne esalta l'unicità e che crea interesse.
La diversità distingue, attrae, conquista.
Tutto ciò che non è scontato stimola e intriga.
Invece no. Donne tutte uguali. Tutte stereotipate, intrappolate in un ruolo assegnato dai media, dai nostri tempi, dalle regole per rimanere in auge...

Ma che brutte queste donne.

Basta guardare la TV e le foto sui settimanali.
Donne volgari, nevrotiche e "rifatte".
"Rifatta". È questo il termine che va di moda.
Squallido. Mortificante. 
Di certo non è un complimento.

Visi diventati inespressivi, tirati, quasi il risultato di tante botte... brutti da guardare.
Labbra che sembrano canotti. Zigomi rotondi, pronunciati in modo innaturale.
E dire che lo fanno donne seppure giovani e belle. 
Per essere più belle!

Ma uno specchio, no? 
Certamente un'immagine distorta appare ai loro occhi. Quando erano belle si vedevano brutte. Ora che brutte si vedono belle.
Mi ricorda la favola di Biancaneve. La regina malvagia che voleva essere la più bella del reame.
A tutti i costi. Ma ha fatto una brutta fine.