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8 marzo 2022

"Statemi a sentire: non rimpicciolitevi" di Antonia Storace


Statemi a sentire: non rimpicciolitevi. 
Non fatevi matrioske. 
Piccole, sempre più piccole, ogni volta più chiuse, stipate in fondo, tenute per ultime. 
Non lasciate che vi mettano in attesa sopra un davanzale, dietro il vetro smerigliato di una boccia acquatica. Siete donne, non siete pesci rossi. Credetemi, so quello che dico. Io sono stata davanzale, matrioska e pesce rosso. 
Piccola. Sempre più piccola. Ogni volta più chiusa. 
Stipata in fondo. Tenuta per ultima. 
Lo sono stata, sì, posso garantirvi che fa schifo, ed è uno schifo senza eccezioni, che non genera ravvedimenti e non produce ricompense, non innesca alcun effetto, se non quello di abituare gli altri a pensarvi ridimensionabili sul serio.

Vi diranno che non è così. 
Voi ringhiate.
Vi diranno che non volevano. 
Voi ringhiate.
Vi diranno che non potevano. 
Voi ringhiate.
Vi diranno che avete capito male. 
Voi ringhiate.
Mentono. Avete capito benissimo.
Vi diranno che vi augurano il meglio. 
Voi ringhiate.
Chi vuole il meglio per te, si impegna ad essere il meglio per te.
Vi diranno che non saprete restare indifferenti. 
Voi gioite.
Il silenzio dell’indifferenza serve a loro, non a voi. Voi ringhiate.

I giusti hanno una vita sola. 
Tutti gli altri ne hanno due.

Non abbiate timore. Azzannate, se c’è da azzannare. Sottraetevi, sgusciate, quando provano a manipolarvi. 
Sbeffeggiateli tutte le volte in cui tenteranno di
alterare a loro vantaggio la versione dei fatti. 
Restituite al mittente, rispedite indietro, accettate di pagare solo in contrassegno.
E poi baciate, tornate a baciare. 
E baciate labbra gentili, per favore. 
Fatevi accarezzare da mani coerenti. 
Chi disse che il contrario dell’amore non è l’odio, ma la paura, disse il vero. 
Ricordatevi che avete un corpo: usatelo. 
Lasciate che balli, che sudi, che tremi, che goda e faccia godere.
Una notte, due notti, molte notti. 
E poi di nuovo al mattino, da capo. Urlate. 
Sentite il piacere. Permettete che penetri, che vi stordisca, che suoni con voi congenite armonie.
Come un pianoforte contro una parete rossa; come la corda di una chitarra classica adagiata su un divano color crema. 
La pelle è l’organo più sincero che avete.

Restate dritte con la schiena. Se vi sentite tristi, alzatevi in piedi e scuotetevi, scuotete le gambe, agitate in aria le braccia. Muovetevi. Scrollate. Lasciate che i pesi che portate sul cuore cadano a terra e lì rimangano. 
Ridete, ridete apertamente, ridete sguaiatamente, se necessario. Mostrate i denti, non copritevi la bocca con le dita come ho fatto io per troppo tempo. 
Siate rumorose, siate fastidiose. 
Se volete essere libere, liberatevi e state allerta: la libertà nutre i miracoli, e i miracoli hanno occhi bellissimi. Occhi pieni di mare.
Fidatevi. A me è successo.